Laudomia Bonanni (L’Aquila 1907 – Roma 2002), lettrice vorace fin da piccola, a diciassette anni è già maestra e insegna in diversi paesini dell’Abruzzo montano. Spinta dalla madre, partecipa con i racconti de Il fosso a un premio per inediti indetto dagli “Amici della Domenica”, che vince. In una recensione sul Corriere d’informazione del 1949 Montale paragona la sua prosa a quella del Joyce di Gente di Dublino. A lungo consulente presso il Tribunale per i minorenni, nel 1960 pubblica per Bompiani il primo romanzo, L’imputata, che ottiene il premio Viareggio e che la fa scoprire anche all’estero. Con L’adultera, il suo libro di maggior successo commerciale, vince il premio Selezione Campiello nel 1964. Trasferitasi a Roma nel 1969 per essere più vicina al mondo letterario, frequenta, senza mai integrarsi del tutto, gli scrittori e i critici letterari che animano il salotto di casa Bellonci. Dopo un lungo periodo di silenzio, nel 1974 torna con un libro-saggio, Vietato ai minorie con i racconti di Città del tabacco (1977). E Nel 1979 con Il bambino di pietra arriva in finale al premio Strega. Nel 1982 esce Le droghe, caduto nell’indifferenza di un mondo letterario ormai radicalmente diverso da quello dei suoi esordi, e dopo il rifiuto del suo editore di pubblicare La rappresaglia, uscito postumo nel 2003, la Bonanni, delusa, interrompe la sua esperienza di scrittrice.

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